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In Francia va in scena il politicamente corretto "a chi ce l'ha più corto"


La settimana scorsa in Francia si sono svolte le elezioni primarie della destra e del centro. Chi ha vinto? Fillon, ma non è importante ai fini del discorso.

L'argomento vero del dibattito è una croce. Non una croce su un nome o sull'altro, come avviene in tutte le elezioni, ma una croce d'oro appesa al collo della portavoce del candidato vincitore.

"E sti cazzi?" Chiederete voi poveri illusi che non conoscete la follia francese... non potete immaginare a quali vette questa croce di dubbio gusto sia riuscita a portare la discussione!

Come sempre avviene anche nel nostro paese, gli importanti avvenimenti televisivi sono accompagnati da un commento di massa in diretta su Twitter (spesso molto più interessante della trasmissione stessa), e le elezioni francesi in diretta di domenica sera non hanno fatto eccezione.

Quando la signora Valérie Boyer, portavoce del vincitore François Fillon, si è presentata davanti alle telecamere di France2 , il web, come una gazza ladra collettiva, è stato attirato dalla vistosa croce dorata al collo dell'elegante signora.

In Italia non sarebbe successo nulla... quei loschi figuri con la gonna nera e il cappellino rosso che presenziano in prima fila ad ogni cerimonia ufficiale delle nostre istituzioni ne sfoggiano di ben più grosse e nessuno ha alcunché da ridire.

Ma qui non siamo in Italia cari miei, qui siamo nella Francia della Laicité!

E allora che succede? Tutte le associazioni islamiche francesi esplodono sui social e urlano allo scandalo.

Una croce esposta sulla TV pubblica! Una vergogna! E la laicità? E le minoranze?

Qui il problema è grave (ma, come spesso accade, non serio): questi politicanti di destra si schierano da sempre contro "L'ostentazione religiosa musulmana", in altre parole il velo nei luoghi pubblici; dunque per gli standard francesi nemmeno la croce andrebbe ostentata.

Se non altro per coerenza...

Poco importa che il divieto del velo sia di carattere pratico e di sicurezza, mentre una croce, a meno che tu non sia Kanye West, difficilmente è abbastanza grande da coprirti il viso. Questi sono dettagli senza importanza.

Si parte col direttore del Collettivo contro l'islamofobia in Francia, Marwan Muhammad, che tuona: "Fillon è pronto a prendersela con la visibilité musulmane, ma non ha nessun problema con la visibilité chrétienne!"

Poi arriva l'esperta Caroline Fourest, autrice del libro Génie de la laicité, che grida all'orrore di un "Ritorno di rimboli religiosi ostensibili" contrari alla laicità.

Insomma, uno scandalo. Il catenina-gate. O forse no?

Attenzione perché c'è il colpo di scena...

Qualche arguto osservatore nota che la croce incriminata non è una croce cattolica ma armena, e questo cambia tutto! Non si tratta più di una fiera e intollerante ostentazione del cattolicesimo: è un simbolo di apertura e di democrazia contro tutte le oppressioni! Una presa di posizione inequivocabile nei confronti del Genocidio Armeno! Un atto di libertà.

Sospiro di sollievo.

Una minoranza (armena), più minoranza della minoranza (islamica) che si lamentava, ha tolto le castagne dal fuoco in una logica perversa di un politicamente corretto fatto di competizione tra chi è più oppresso.

Il politicamente corretto che gioca a chi ce l'ha più corto e che può bearsi dell'oppressione migliore di quella altrui.

Questo, cari miei, è uno sguardo nel mondo ideale della nostra femminile presidente (participio presente) della camera Boldrini.

Che volte farci, ognuno ha la croce sua.


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