top of page

Le social-disavventure di Paola Perebloem

Che cosa hanno in comune Flixbus, Paola Perego, il presidente dell’eurogruppo Jeroen Dijsselbloem? Sono gli ultimi tre esempi di una democrazia che si nutre più di social che di libere elezioni.

 

Rinfreschiamoci la memoria: il mese scorso un quartetto di parlamentari, con un vero e proprio blitz, erano riusciti a far passare in parlamento una modifica al decreto milleproroghe che di fatto rendeva illegale la famosa compagnia di bus low cost Flixbus. Questa mossa, telecomandata dagli interessi locali delle compagnie concorrenti, ha causato un’ondata di proteste sui social. Twitter e Facebook sono stati invasi da hashtag e post in difesa della compagnia tedesca che, dal canto suo, ha giustamente soffiato sul fuoco.

La reazione della politica è stata istantanea. Il governo si è interessato immediatamente della questione e, in un solo giorno, ha trovato la soluzione e si è attivato per porre rimedio a quella scelta del parlamento.

Poche settimane dopo la Rai sconvolge il mondo intero: la grande varietà di programmi originali, sempre nuovi e dall’altissimo profilo culturale che il servizio pubblico propone ogni giorno viene interrotta da un mostro dalle sembianze di Paola Perego. A “Parliamone di Sabato” si tocca un tema caldo, caldissimo, una questione di cui gli analisti del mondo intero si occupano da anni: perché i maschi italiani preferiscono le donne dell’est? In studio esperti del settore: il grande trombadeur Fabio testi e due testimonianze dirette di donne biondissime che confermano le scemenze dette in studio. Sullo sfondo una scarica di luoghi comuni e volgarità che proprio stonano con lo stile di altissimo profilo di tutti gli altri programmi di mamma rai.

Il programma termina con uno zero-virgola di share, titoli di coda. Finisce li? Ma neanche per idea! È Sabato pomeriggio, c’è un sacco di gente che non ha nulla di meglio da fare che lamentarsi su Facebook mentre l’arrosto si cuoce nel forno. E allora pronti-via: sessismo! Razzismo! Istigazione alla violenza! La donna oggetto! Il webbe ribolle! È un terremoto. Piovono lapilli di hashtag carichi di indignazione pelosa.

Un evento di tale gravità richiede l’intervento non solo della vigilanza rai, ma anche della terza carica dello stato, la mitologica presidentissima Laura Boldrini, che da novella Wonder Woman dirige la sua voce tremula ma decisa a difesa di tutti quei milioni di donne macchiate da quest’onta intollerabile. Lo tsunami social-istituzionale finisce per abbattersi sulla povera Perego che, da un giorno all’altro si ritrova senza lavoro assieme a tutto il suo staff, la bellezza di 26 persone.

 

I marosi dell’indignazione indotta e autoalimentata si infrangono ovunque, senza pietà, e non risparmiano nemmeno i pezzi grossi! L’ultimo della serie è il capo dell’Eurogruppo, il merkelliano olandese Dijsselbloem, il quale si è lanciato in un esempio biblico in stile figliol prodigo. Qui il webbe dà il meglio di sé trasformando una metafora magari un po’ forte in un’offesa diretta a tutti i cittadini dell’Europa del sud.

L’incriminato eurocrate è un aperto sostenitore delle politiche di austerity a targa tedesca e, in quanto tale, nemico dichiarato di tutti i politici italiani, spagnoli, greci etc…

Cercando di esprimere un semplicissimo concetto secondo cui la solidarietà comporterebbe anche dei doveri e non solo dei diritti, l’olandese inamidato ha declinato a suo modo la celebre parabola biblica:

“Ich kann nicht mein ganzes Geld für Schnaps und Frauen ausgeben und anschließend Sie um Ihre Unterstützung bitten”,

Tranquilla biondina, ecco la traduzione “Io non posso spendere i miei soldi su alcool e donne e poi chiedere il vostro aiuto”

E allora come può questa frase trasformarsi sui giornali italiani in “Dijsselbloem shock: l’Europa del sud si brucia tutti i soldi tra alcool e donne”?

Ora, anche qualcuno con una comprensione basilare della lingua italiana potrebbe facilmente capire che tra la prima e la seconda versione c’è un abisso, la prima è un esempio banale, la seconda è un’accusa infondata.

Naturalmente la versione più scabrosa è quella abbracciata senza fare domande da giornali internazionali. Il Financial Times ad esempio riporta le dichiarazioni del presidente dell’Eurogruppo citando in inglese un commento della stampa spagnola e traducendo dallo spagnolo all’inglese: “You cannot spend all the money on drinks and women and then ask for help

Che evidentemente non c'entra nulla.

Ma il top arriva con i titoli dei giornali nostrani:

Addirittura il Fatto quotidiano si lancia in un’analisi profonda delle cause e sostiene che Dijsselbloem abbia detto quello che sostengono gli Olandesi; peccato che lo pseudorazzista Jeroen non abbia mai detto nulla di tutto questo.

Tipico atteggiamento dell'europeo del sud dopo essersi sputtanato i soldi in alcol e donne

Ovviamente tutti i politici del cosiddetto Club Med (Renzi, Pittella e altri attivamente impegnati contro le cosiddette fake news) non si sono fatti scappare l’occasione e sono saltati sulla preda chiedendo le dimissioni che, ovviamente, non arriveranno mai, complice anche il terribile attentato di Londra che ha contribuito a distogliere l’attenzione.

Naturalmente non si mettono la Perego e Dijsselbloem sullo stesso piano (la nostra Paola è molto più interessante) ma il meccanismo che ha accomunato le loro sventure è lo stesso: l’indignazione pelosa provocata e non autentica che si alimenta come una slavina di like e share.

Non resta che una soluzione: prima di commentare e condividere, prima ancora di offendersi a comando, quando si legge il titolo “frase shock” o “dichiarazioni shock” basta fare un breve esercizio mentale: sarei disposto a pagare 10 euro per sostenere questa opinione? Se la risposta fosse no, fateci (e fatevi) un favore: tenetevela.

Perché il problema non sono le Fake News, ma gli Stupid readers.


RECENT POST
bottom of page